Ogni tanto la poesia, quello sguardo diverso sulla vita, ti aggredisce in momenti imprevedibili e immeritati. La vedi, è lì a portata di mano, e ti accorgi che è più vera della realtà.
A me è successo una sera proprio a Mthunzi, nella casa per ex-bambini di strada alla prefieria di Lusaka. Avevo messo una sedia nel grande cortile con tutt’intorno i dormitori, il refettorio, la cucina, la falegnameria, il mulino. C’era una profonda quiete, l’ultima auto era passata oltre un’ora prima, nella strada sterrata ai piedi della collina.
Il sole tramontava ad occidente mentre contemporaneamente ad oriente sorgeva la luna piena. Alcuni bambini rientravano sudati e stanchi per una partita di calcio. Altri erano sotto la doccia, mentre altri, già puliti e coi vestiti odorosi di bucato, preparavano all’aperto il tavolo che sarebbe servito da altare per la Messa. Poco lontano, sotto una tettoia nello stesso grande cortile, mama Edina cucinava un’enorme polenta, mentre il pentolone di spezzatino era già pronto. I bambini indaffarati nelle varie occupazioni mi passavano accanto e facevano un cenno d’intesa, mi lanciavano uno sguardo, un sorriso, ognuno in modo diverso significando la gioia di essere insieme in un posto tranquillo, protetto, dove ci si vuol bene.
Ecco, improvvisamente, il nuovo mondo è qui. La miseria e la cattiveria che hanno fatto soffrire questi bambini sono state vinte, non ci sono più. Sono veri solo i loro occhi che cercano e offrono affetto, il loro sorriso generoso, le loro mani pronte a stringere la tua, a regalarti un abbraccio. Mi è venuto in mente Andrew Awuor, il ragazzo keniano che ha stimolato noi tutti in questa avventura di cammino insieme ai bambini di strada, sfidandomi, nel 1992, a “fare qualcosa insieme per quei bambini”. Allora durante la Messa ho parlato di lui ai bambini, che mi ascoltavano come se parlassi di un loro fratello maggiore, rapiti. Il nuovo mondo è qui, nella comunione fra i vivi, e dei vivi coi morti.
Le grandi aspirazioni di amore e di libertà che sono dentro questi bambini, come dentro tutti noi, diventano palpabili. Libertà e amore – comunione – il motore di tutto ciò che si muove. Siamo aperti al mondo, accoglienti, quando queste due forze sono vive dentro di noi, e le sappiamo vedere nel piccolo mondo intorno a noi, prima ancora che nel grande mondo. Il rivoluzionario che conosce solo i pugni chiusi, l’ urlo di rabbia, parole e gesti di violenza e non riconosce la sete di amore e libertà che ci sono nel cuore di tutti, si condanna alla sterilità.
Noi cambiamo il mondo con gesti grandi e piccoli. Rifiutando un prodotto che sappiamo essere frutto di ingiustizia, contribuendo a costruire una scuola, dando assistenza disinteressata ad un immigrato, coltivando un campo, riparando un computer, fermandoci sull’autostrada ad aiutare chi è coinvolto in un incidente, impegnandoci a denunciare le ingiustizie e a praticare la solidarietà. I nostri gesti, il nostro lavoro, i nostri progetti hanno un valore che va al di là della loro pura materialità. Quando sono posti consciamente costruiscono la nostra identità, il nostro mondo interiore, cambiano il significato della nostra vita personale e del mondo che ci circonda. Diventano segni di amore, di una vita che vede al di là di se stessa. Cosi come nella tradizione cristiana l’acqua, il fuoco, il pane, il vino, l’olio, l’ abbraccio fraterno parlano della presenza di Dio.
Mthunzi è per me il piccolo mondo dove ogni tanto la poesia irrompe, libertà e amore prendono il potere, nasce la comunione.
Sometime visions come true in unexpected and undeserved moments. You can see them, you can touch them and, in that moment, you realize that they are more real than reality.
It has happened to me one evening at Mthunzi, the home for former street children in the outskirt of Lusaka. I had put a chair and sat in the big courtyard. All around there were the dormitories, the dining room, the kitchen, the carpentry workshop and the grinding mill room. There was a great peace, the last car had passed along the dusty road at the foot of the hill more than an hour before.
The sun was setting in the west while the full moon was raising to the east. Some children were coming back from a soccer match sweaty and tired . Some other were under the shower, while some others, already bathed and dressed in clean clothes, were preparing a table in the middle of the vast courtyard, to be used as altar for Mass. Not far, under a shed in the same courtyard, mama Edina was cooking a huge nshima (traditional staple food made with maize flour), while the stew was already prepared in a large pot just aside. The children, busy with their different duties, were passing by and were looking, nodding, smiling to me, each one in a different way, each one sharing the joy of being together in a quiet and safe place, where people love each other.
There it is. Suddenly a new world is here. The misery and cruelty that caused so much pain to these children fade away. The evil is defeated, is not there any longe. The only reality are the children, with their eyes, offering and looking for love; their generous smiles; their hands, ready to shake your hand, to offer an embrace. Andrew Awuor, the Kenyan young man who challenged me in 1992 “to do something together for these children” comes to my mind. Then, during Mass I speak of him to the children and youngsters that are participating, and they listen ecstatic, as if I was speaking of an elder brother. A new world is here, in the communion among the living, and of the living with the dead.
The aspiration to love and freedom and communion that are inside these children, as inside all of us, becomes palpable, takes flesh. We open ourselves to the world when we nourish these forces, they are alive inside us, and we are able to see them first of all in the small world around us, and then in the wider world. The rebel or revolutionary who only knows the clenched fists, the cry of rage, the words and the acts of violence without recognizing the thirst for love and freedom that are in the hearts of everybody, condemn himself to failure.
We change the world both with small and big actions: by refusing to buy a product made under exploitation; by contributing to build a school; by extending a help to an immigrant; by cultivating a field; by fixing a computer; by stopping on the highway to help a person involved in an car accident; by committing ourselves to denounce injustices and to practice solidarity. Our actions, our work, our projects are worth more than their simple concreteness. When they are done consciously, they built our identity, our inner world and they change the meaning of our personal life and of the surrounding world. They become signs of love, of the ability to see beyond the material reality. As in the christian vision water, fire, bread, vine, oil and brotherly embrace talk about God’s presence.
Mthunzi is my small world where, sometimes, poetry and vision become visible, freedom and love take the power, and communion is born.