Ci si aspettava che almeno 18 milioni di cittadini keniani si registrassero per le elezioni del prossimo 4 marzo. Alcuni speravano che si potesse arrivare a 22 milioni. Se ne sono registrati solo 14,3 milioni, e la giustificazione per un cosi basso numero é la paura di violenze durante le elezioni. Non si capisce come il non votare possa diminuire il rischio delle violenza, ma certo le notizie quotidiane impensieriscono. Esplosioni di bombe, scontri che avvengono apparentemente tra razziatori di bestiame e che lasciano dozzine di morti. Il timore che questo sia solo l’inizio di una stagione di violenze molto più grandi é fondato.
Ieri mattina andando a Kibera sono passato vicino ad un palazzo di cinque piani che era crollato durante la notte. Per fortuna era ancora in costruzione e non era abitato, e solo due persone sono rimaste ferite in modo non grave. Il crollo di un palazzo costruito illegalmente, senza che il progetto sia stato approvato oppure che é stato approvato pagando una tangente, si merita sul giornale di oggi solo poche righe.
I ragazzi hanno terminato al prima fase del corso del Tome la Maji Circus Project, con uno spettacolo nel teatro di un centro dei Salesiani. Per la prima volta ad un nostro corso di circo hanno partecipato con successo otto bambine della Casa di Anita. Oltre quaranta studenti delle case di Koinonia a Nairobi hanno terminato la classe ottava sono andati per la prima volta al mare, a Mombasa, per una settimana. Venticinque maschi sono stati circoncisi ed sono stati istruiti sulle loro responsabilità di adulti. Tutte le nostre case si stanno mobilitando per una grande concerto per la pace che sarà tenuto dai bambini di Ndugu Ndogo il 26 gennaio, per implorare elezioni senza violenza. Oltre centoventi ragazzi e ragazze ieri sera hanno animato la Messa di Natale a Kivuli. La loro fede, la loro speranza in un possibile mondo migliore, il loro affetto sincero ci rinnovano, ci rincuorano ad affrontare il cammino che ci resta e ci garantiscono che davvero un mondo migliore possibile, l’umanità ne ha il potenziale, dobbiamo lavoraci tutti insieme.
Ho ricevuto degli auguri di Natale con una poesia di Efrem il Siro dedicata al Bambino Gesù. Ve la ripropongo, con la foto dell’ultimo bambino accolto a Kivuli Ndogo.
Come sei sfacciato, o Bambino,
che ti getti nelle braccia di tutti!
A chiunque ti trova, tu sorridi;
a chiunque ti vede, tu vuoi bene.
È come se il tuo amore
avesse fame degli uomini.
Forse non sai distinguere
tra i tuoi genitori e gli estranei?
Tra la tua mamma e le serve?
Tra colei che ti nutre col suo latte e le donne impure?
Questo è la tua sfacciataggine oppure il tuo amore?
Tu, che tutti ami!
Come sei irrequieto,
che ti getti nelle braccia di chiunque ti vede!
È lo stesso se sono ricchi o se sono poveri;
tu cerchi rifugio in loro, senza bisogno che ti chiamino.
Donde ti viene questo essere così affamato degli uomini?