Dal 19 novembre fino al 16 dicembre in tutto il Kenya sono aperte le postazioni per la registrazione degli elettori. Le elezioni si terranno il 4 marzo 2012, le prime dopo l’approvazione della nuova costituzione avvenuta nell’agosto del 2010. I keniani in una solo giorno ssaranno chiamati a eleggere il presidente, i senatori (47), i parlamentari (290), i governatori delle contee (47), e i rappresentati nei mini-parlamenti delle 47 contee. Una straordinaria opportunità’ di rinnovamento.
La registrazione degli elettori, effettuata dalla Commissione Indipendente per le Elezioni e i Confini (in inglese Independent Electoral and Boundaries Commission, o IEBC, che ha il mandato anche di stabilire i confini dei collegi elettorali e organizzare e gestire le elezioni) ) sarà fatta in 25.000 postazioni disseminate in tutto il paese. La Commissione prevede di registrare almeno 18 milioni di elettori, ma molti dicono che potrebbero diventare anche 21 o 22 milioni.
La registrazione sarà fatta con avveniristici Biometric Voter Registration (BVR) kit, consistenti in un computer portatile con un sistema di alimentazione solare e annessi software e hardware, che permettono di archiviare per ogni potenziale elettore il documento di identità, la foto e le impronte digitali. Il tutto verrà poi verificato e gestito nel momento delle elezioni da un sistema centralizzato, che, dice la ditta fornitrice dei kit, sarà assolutamente sicuro e immune da manipolazioni.
Tutto bene dunque? Non proprio. Siamo in un paese dove le tensioni etniche, alimentate ad arte, sono in crescita, e dove la violenza fisica più brutale e diventata talmente parte della vita quotidiana da non fare più notizia.
Il primo gravissimo segnale e’ che Uhuru Kenyatta e William Ruto, incriminati dalla Corte Criminale Internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità avvenuti subito dopo le precedenti elezioni e oggi in attesa di processo, sono in corsa per la poltrona presidenziale. Il processo contro di loro dovrebbe incominciare il 10 aprile, poco più di un mese dopo le elezioni, e, a scanso di equivoci, il pubblico ministero dell’Aia ha fatto sapere che il procedimento continuerà anche se uno degli incriminati dovesse essere eletto.
Intanto le prime pagine dei giornali riportano continuamente notizie di violenze, ma quasi mai i responsabili vengano assicurati alla giustizia.
Sabato 6 novembre, a Baragoi, circa 40 poliziotti (incredibilmente non si sa ancora il numero preciso) sono caduti in un’imboscata di razziatori di bestiame e sono stati massacrati. E’ il più grave colpo inferto alla polizia in tutta la storia del Kenya. Ad oggi, 21 novembre, nessuno dei colpevoli e’ stato preso, e nessuno dei responsabili di questo disastro ha sentito il bisogno di dare le dimissioni. Ancora peggio, il fatto e’ sparito dalle notizie e dai commenti. Ma quasi ogni giorno ci sono notizie simili, ormai considerate degna solo di qualche pagina interna se le vititme sono poche. Ieri, a pagina tre del maggior quotidiano: “tre soldati uccisi a Garissa da banditi che poi sono fuggiti con le loro armi”. I soldati erano parte di un piccolo contingente che stava andando in Somalia.
Domenica 19 novembre, a Eastleigh, quartiere di Nairobi, abitato in prevalenza da rifugiati Somali, esplode una bomba su un “matatu” – veicolo per il trasporto pubblico. Ad oggi dieci persone sono morte in conseguenza dello scoppio, e tutto il quartiere e ancora sconvolto da disordini.
E non possiamo dimenticare la lunga lista di attacchi alle chiese cristiane nel corso dell’ultimo anno.
La connessione fra questi avvenimenti e l’entrata delle forze armate keniane in territorio somalo in ottobre del 2011 e’ impossibile da negare, nonostante le autorità evitino accuratamente di ammettere questo legame, perché il riconoscerlo potrebbe solo aggravare le violenze. Ma che questi fatti di violenza possano avere, e abbiano sempre di piu, un legame con le imminanti elezioni non e’ da escludere.
La violenza fisica aumenta il fossato fra la nuova classe benestante di Nairobi, beneficiaria della crescita economica in atto, e il resto della popolazione. La borghesia emergente della capitale, che mandai i figli a fare l’università’ in Inghilterra e Stati Uniti, si sente anni luce distante dai razziatori di bestiame di Baragoi, ed e’ inorridita dalla violenza delle bombe. Eppure pratica quotidianamente una violenza fatta di corruzione, concussione, discriminazione. E’ un altro tipo di violenza, quella del potere e del denaro, che e’ all’origine di questa società’ malata.
La patina di modernità della registrazione computerizzata degli elettori non sara sufficiente a garantire che le prossime elezioni saranno senza violenza. Ci aspettano mesi molto difficili.
Nairobi, 19 novembre 2012. Postazione di registrazione degli elettori a Kibera, vicino a Ndugu Mdogo Rescue.