AFRICA, SOGNARE OLTRE L’EMERGENZA
Gino Filippini, quarant’anni a fianco degli ultimi
Edizioni Paoline, Milano, 2012, € 16.50
L’amico sociologo Fabrizio Floris mi segnala e mi manda questo sua recensione di un libro che è indirizzato particolarmente agli operatori sociali, ma che può aiutare tutti coloro che amano l’Africa a capirne meglio il contesto umano e sociale. Nigrizia dovrebbe averne pubblicato una recensione più ampia.
Non ho ancora avuto l’opportunità di leggerlo, lo farò appena riuscirò ad averne una copia, ma ho conosciuto Gino, e so quale straordinaria capacità avesse di relazionarsi con i poveri pur mantenendo la lucidità di capire e analizzare le problematiche di povertà e sviluppo.
“Se non sai dove andare ricordati da dove vieni” recita un proverbio africano. Questo apprendimento dall’esperienza del passato funziona a livello individuale, per le scienze hard, ma raramente per il sociale, che in questo senso non riesce a diventare scienza perché ognuno parte dalla sua esperienza e tende a ripetere gli errori di coloro che lo hanno preceduto e così in un crogiolo mai spento che trita destini di operatori, cooperative, associazioni e volontari. Va via una persona e si perdono anni di sapere, “quando muore un vecchio è un biblioteca che brucia”; così il sociale diventa l’esperienza individuale di singoli che arrancano nella montagna delle relazioni, dei progetti, delle ONG e delle organizzazioni umanitarie. Se volete invertire questo processo leggete e trasmettete i contenuti di questo libro “Africa sognare oltre l’emergenza” che racconta in presa diretta cosa ha visto e vissuto in quarant’anni d’Africa (25 nella zona dei Grandi Laghi e 15 a Korogocho) un volontario di nome Gino Filippini. Una persona che si è messa al servizio della Storia della gente di questa terra. Un sognatore ma non esaltato; discreto, ma efficace; laico, ma non sposato; di grande fede senza essere clericale; volontario, ma non appartenente ad alcuna organizzazione, capace di dare spazio e protagonismo effettivo alla gente.
Il libro non è, tuttavia, la storia di una persona, ma ripercorre i temi della cooperazione, ci aiuta a conoscere le cause e non gli effetti dei problemi. Un’esperienza da rimettere in circolo perché la gente merita azioni concrete, profezia e poesia.
Caro Kizito,
ho avuto il piacere di incontrare Gino solo per 3 giorni a Korogocho nel 2007 credo. Poco prima che morisse. L’ho visto nella sua stanza mentre scriveva, abbiamo mangiato insieme, ho avuto il modo di parlargli, condividere qualche mia superficiale impressione sull’Africa, la fede… mi chiese perchè dormivo con la luce accesa… gli dissi che avevo paura del buio. L’ho visto come una persona semplicemente li, con tanta voglia di stare vicino a quelle persone. Ho scoperto solo quando è morto chi era veramente e il servizio che faceva. Grazie mille per la segnalazione, lo leggero non solo con attenzione ma anche con molta nostalgia. Le persone così quando le incontri sono un regalo del cielo. Un segno così importante in una Chiesa ufficiale che molto spesso vuole altro da questo tipo di testimonianza così evangelica.