In viaggio verso i Monti Nuba (Nord Sudan secondo la geografia politica, Sud Sudan secondo la geografia etnico-culturale) mi son portato due libri sul Sudan di recente pubblicazione in Italia. Non so chi sia proprietario della casa editrice, ma son felice che ci siano ancora editori che pubblicano lavori su temi cosi “secondari”. Se si leggesse di più, cominciando dalla scuola, sui popoli “altri”, si allargherebbero anche i nostri orizzonti mentali, culturali e politici.
“Sudan: Un Conflitto Dimenticato. La lotta del popolo Nuba per non scomparire” di Andrea Bartolini, L’Harmattan Italia, 2010
Per i pochi che si interessano da qualche tempo delle attività di Koinonia e di Amani, questo è un tema ben conosciuto. Bartolini ne presenta una sintesi storico-politico stringata ma precisa e che aiuta a cogliere gli elementi più importanti di un quadro estremamente complicato, inserendo la questione Nuba nella storia del Sudan, partendo dal tardo ottocento fino ad oggi.
La conclusione di Bartolini resta attuale anche oggi, dopo che il Sud Sudan ha manifestato con un referendum pacifico la sua volontà di indipendenza dal Nord, che diventerà ufficiale il 9 luglio prossimo con la nascita della Repubblica del Sud Sudan. Decisione che sancisce definitivamente l’appartenenza dei Monti Nuba (ufficialmente South Kordofan) al Nord Sudan, perché cosi previsto dall’accordo di pace che il Sud ha siglato con il Nord il 9 gennaio 2005.
“Proprio la possibile secessione del Sud, rappresenta un fattore di tensione per la leadership Nuba, perché ciò vorrebbe dire trovarsi isolati all’interno di un’amministrazione che fino a qualche anno fa si è macchiata di atroci delitti e politiche da diversi autori definite genocidarie, senza poter sperare nell’appoggio degli alleati meridionali.
Ancora una volta, i Monti Nuba sembrano essere stati trattati come merce di scambio nel confronto fra Khartoum e Juba, e la situazione non potrà che peggiorare senza una forte volontà di democratizzazione e un impegno serio e puntuale per risolvere le cause che sono state alla base della sollevazione in queste zone, prime fra tutte la depredazione delle risorse naturali e umane e la politica di arabizzazione”.
In altre parole, o il Nord Sudan diventa uno stato democratico moderno e riesce ad amministrare le diversità etniche e culturali come una ricchezza piuttosto che come una minaccia, o continuerà a frammentarsi fino a scomparire. Una speranza che Bartolini non ha prevista – nessuno l’aveva prevista – potrebbe venire dalla “rivoluzione araba” che sembra essere fallita in Libia ma potrebbe avere possibilità di successo a Khartoum, pur in una contesto ben diverso da quello della Tunisia e dell’Egitto.
Il libro di Bartolini è il risultato di una seria ricerca storica e politica, ed è ciò che ci si aspetta da un giovane che si interessa d’Africa da pochi anni. Invece il libro di Giuseppe Meo – “Africa Malata. Memorie di chirurgia povera in Sudan”, della stessa casa editrice, é il frutto di una vita appassionatamente spesa a fianco dei malati negli ospedali più dimenticati dell’Africa. L’ho letto con attenzione perché Meo l’ho conosciuto vent’anni fa e siamo diventati amici, pur incrociandoci troppo raramente. Vi ho trovato pagine che di grande interesse sui principi della chirurgia povera e sulla connessione fra povertà e malattia, che mi hanno confermato la visione che ha sostenuto questo esperto di “chirurgia povera”. Ma sopratutto vi ho trovato, espressa con parole quotidiane e molto misurate, una profonda spiritualità.
Si, il titolo non deve ingannare, questo è un libro di spiritualità. Fra le righe emerge una visone del mondo che è profondamente cristiana, e un senso della propria professione – che sia la chirurgia od altro non importa – come autentico servizio agli altri. In ogni pagina il lettore trova spunti che costringono a riflettere. Mi rendo conto di quanto deve essere stato difficile per lui, sempre riservato, scrivere un testo cosi, mettendo insieme le note che ha raccolto nel corso dei sui viaggi, e nello stesso tempo facendo capire le motivazioni del suo agire.
E’ un libro da raccomandare ai giovani che cercano la proprio strada e vogliono realizzare la pienezza di vita.
Mentre leggevo questi due testi ho viaggiato per i Monti Nuba e sono sulla via del ritorno. Ho visto tante scuole, tanti giovani, (allego qui sotto una foto fatta nella scuola he era di Kerker, adesso trasportata a Sarbule) ho sentito mille opinioni e mille promesse di impegno al servizio della propria gente. Ma cosa succederà durante e dopo le elezioni previste per la prima settimana di maggio?? Chi si impegnerà per un cambiamento positivo e chi si adatterà a qualunque cambiamento avvenga per amore di vita comoda? In incontrato uno dei figli di Philip Ghaboush, prete anglicano a padre del risveglio dell’identità Nuba, fondatore nel 1965 del General Union of the Nuba (GUN). Mi dice: Nei prossimi mesi ci saranno dei passaggi decisivi per valutare il progresso del Sudan verso la modernità. La proclamazione dell’indipendenza del Sud Sudan sarà un atto importante. Ciò che avverrà qui sui Monti Nuba dipende solo da noi. O diventiamo padroni del nostro destino nei prossimi dieci anni, o scompariremo come Nuba. I nostri figli allora non sono non saranno più Nuba, ma si vergogneranno di essere nati da noi.