Finalmente è finita. Durante le interminabili coda che a Nairobi bisogna sempre fare se ci si muove in auto, di solito ascolto la radio, ma sopratutto in questo ultimo mese l’etere era saturo della peggior retorica che si possa fare quando si parla di calcio, con abbondante uso di termini come “eroi” e “momenti storici”. Come se l’onore presente dell’Africa, e il suo destino futuro, dipendesse prima dai calciatori del Sudafrica, poi da quelli del Ghana, poi dal fatto che il Sudafrica abbia dimostrato di saper organizzare i mondiali. Preferivo spegnere la radio e gustarmi fino in fondo i pesanti fumi emessi da camion. O pensare agli amici che praticano il calcio come gioco, come sport, come un momento per stare insieme. Agli amici degli Altrimondiali (www.altrimondiali.it) che sono andati in Sudafrica da Nairobi in un vecchio matatu, fermandosi a giocare là dove capitava con chiunque fosse interessato. Ero con loro quando sono passati da Lusaka, ed ho fatto questo foto ai ragazzi di Mthunzi mentre si scaldavano prima di una partita a New Kanyama. Tutti ragazzi che si portano il peso di un passato difficile. Anche il “prato” è difficile, non è San Siro, ma questo è il calcio che mi piace.