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Fratelli Per Niente

L’ immigrazione e’ un fenomeno in se’ positivo e arricchente per la società Italiana. Ci provoca all’apertura sociale e culturale, e, incidentalmente ma forse per alcuni e’ la cosa più’ importante, crea ricchezza. Tutte le statistiche lo dimostrano. Eppure abbiamo un capo del governo che la nega, che addirittura non la vede. L’Italia e’ già una societa’ multi-etnica. L’ho visto nelle scuole di Torino dove sono andato coi bambini del Koinonia Children Team lo scorso dicembre: in alcune classi i figli di immigrati arrivavano al 60 per cento, e gli insegnanti erano giustamente orgogliosi della straordinaria ricchezza rappresentata dai loro bambini, anche se, ovviamente, qualche problema c’e’. Queste aule multi-etniche ormai nelle medie e grandi città’ sono la regola. Ma chi frequentano i nostri governanti?

L’immigrazione dovrebbe quindi essere governata, e un governo intelligente dovrebbe preoccuparsi di accelerare e migliorare il processo di integrazione. Invece abbiamo un governo che già nella precedente campagna elettorale ha esasperato i lati negativi di questo fenomeno e fatto della immigrazione il capro espiratorio di tutti i nostri mali. Cosi’ i barconi carichi di persone che non sono criminali, ma sono poveri che vengono in cerca di lavoro, che sfuggono a persecuzioni, guerre e fame, sono stati dipinti come ricettacoli di delinquenza. Chiunque abbia frequentato i veri delinquenti – a me ogni tanto capita – sa che si vestono, bene, si profumano e usano tutti i trucchi per apparire piu’ belli di ciò che sono dentro.

Cio’ che e’ successo pochi giorni fa alla stazione di Palermo e’ stato emblematico. Una persona con problemi psichici ha incominciato a prendere a martellate due anziani. Uno dei due e’ morto poco dopo e l’altro e’ ancora in pericolo di vita. C’erano presenti decine e decine di persone, e nessuno e’ intervenuto. Quando sono arrivati due ragazzi Nigeriani, “irregolari”, hanno bloccato l’ assassino che stava fuggendo e l’ hanno consegnato alla polizia. In quel momento tutti i coraggiosi palermitani presenti, tutti rigorosamente italiani doc, hanno circondato l’assassino ormai inoffensivo ed hanno cercato di ammazzarlo a botte.

Non basta aver dato ai due ragazzi il permesso di soggiorno per cancellare la vergogna che questi fatti ti fanno crescere dentro.

Vi propongo su questo tema un editoriale di AMANI del mese scorso. Chi non sapesse ancora chi e’ AMANI può’ visitarne il sito che e’ nella lista qui a sinistra.

FRATELLI PER NIENTE

Una domenica sera di febbraio la trasmissione Presa Diretta di Rai3 ha mandato in onda una puntata tutta dedicata a storie d’immigrazione. In una di queste succedeva che i vigili del fuoco facevano sgomberare a Napoli uno stabile giudicato inagibile, nel quale abitavano famiglie italiane e straniere. A sera, le autorità municipali avevano trovato agli italiani una sistemazione di fortuna; gli immigrati erano stati invece lasciati sulla strada. Alcuni di loro hanno occupato allora per protesta il Duomo ed è stato lì, sui banchi della chiesa, che un giornalista li ha intervistati. Uno, un ragazzo africano, riferendosi all’accaduto ha detto che in Italia c’è l’apartheid, perché ci sono disparità di trattamento a seconda del colore della pelle. E ha aggiunto che è inutile dirsi cristiani e appellarsi al messaggio di fratellanza del Vangelo perché, se queste cose succedono, allora vuol dire che «non siamo fratelli per niente».

Quel ragazzo aveva ragione. Non siamo fratelli per niente di chi è lasciato a dormire per strada, mentre al suo vicino viene offerto un letto per la notte. Non siamo fratelli per niente di chi non ha diritto alle cure mediche, mentre il suo simile sì, solo perché ha un pezzo di carta in più. Non siamo fratelli per niente di chi raggiunge le coste europee a rischio della vita e viene per tutta accoglienza messo in prigione. Non siamo fratelli per niente di chi viene schedato senza aver fatto nulla di male, soltanto perché non ha un tetto. Non siamo fratelli per niente di coloro a cui neghiamo un luogo di culto, che è un bisogno fondamentale di ogni essere umano.

«Quello che non ho sei tu dalla mia parte», diceva il titolo che apriva il seminario indetto a Caserta, dai volontari di Amani e dagli immigrati che lì vivono, nel marzo 2008, qualche mese prima della strage di settembre a Castel Volturno, nella quale vennero uccisi cinque di loro, tre ghanesi, un liberiano, un togolese. Sono parole di una canzone di Fabrizio De André, che cantava gli ultimi e gli esclusi; loro ne hanno fatto un appello. Un obbiettivo da raggiungere. Noi dalla loro parte.

«Porta il tuo cuore in Africa», dice lo slogan di Amani. Ma oggi l’Africa è qui, è da noi. L’Italia è la nostra Africa dei diritti fondamentali negati, della solidarietà rifiutata, dei torti inflitti al più debole, a colui che non ha nulla. Noi di Amani pensiamo che si debba fare qualcosa. Non soltanto per i bambini di strada di Nairobi e di Lusaka. Non soltanto per i ragazzi delle montagne Nuba. Si deve fare qualcosa anche per questa Italia africana. Chiediamo agli amici, ai sostenitori, ai volontari di Amani di segnalarci proposte ed idee che si aggiungano alle nostre.

Nel giugno 2008 Amani è stata tra i promotori della Porta di Lampedusa, il monumento ai migranti morti in mare, opera di Mimmo Palladino, che si inaugurò in quei giorni sulla scogliera dell’isola che guarda a sud. Vorremmo che quel monumento, che per migliaia di migranti ogni anno è un punto di arrivo, diventasse per noi un punto di partenza, alla ricerca di nuovi fratelli.

One Comment

  1. Toni Portioli says:

    rileggendo gli articoli passati del blog ho notato che questo non ha avuto commenti. Un silenzio di noi lettori che l’argomento non si merita e non ci fa onore. Noi lettori del blog, che presumo attenti alle problematiche degli Africani in Africa, ritengo dobbiamo fare sentire la nostra voce (come giustamente fa Kizito) anche per risolvere le difficoltà di inserimento degli Africani in Italia, difficoltà che purtroppo esistono, nonostante il tanto millantato “buonismo” italiano verso gli stranieri.

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