La Motonave Faina, a cui mi riferivo nel post intitolato “chi sono i piratiâ€, e’ stata rilasciata dopo che il proprietario ha pagato un riscatto, si dice, di oltre 3 milioni di euro. E’ stracarica di armi e munizioni. Ora stiamo a vedere dove andra’ a depositare questo carico mortale. Speriamo che ci siano girnalisti responsabili che tendano altra l’ attenzione, e non solo ci dicano quale guerra africana queste armi alimentaranno, ma anche chi le ha pagate e chi si e’ prestato a questo commercio contro tutti i trattati internazionali..
Nigrizia, di cui sono direttore responsabile, e i Missionari Comboniani sono membri dei due consorzi che hanno pubblicato il comunicato stampa riportato qui sotto. La rozzezza, incompetenza, ignoraza del nostro governo meritavano forse paroli piu’ forti, ma il messaggio e’ chiaro. La Parta di Lampedusa, di cui ho parlato ne post del 28 giugno scorso, si sta chiudendo.
«Prima malati che clandestini»
I missionari bocciano la norma del governo
Una ferita ai diritti delle persone immigrate e un pericolo per la salute degli stessi immigrati e dei cittadini tutti. Così giudichiamo la revoca della legge che impediva ai medici di denunciare gli immigrati clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie e perciò esprimiamo la nostra indignazione.
La decisione adottata dal governo (che va ad aggiungersi a quella di rendere la clandestinità un “crimineâ€) costituisce un fatto grave, per di più in un momento delicato come l’attuale in cui al legislatore sono chiesti saggezza, equilibrio e lungimiranza. L’esigenza legittima di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza non può mai far sì che siano calpestati i diritti delle persone. Una scelta di questo tipo non fa che aggravare un clima già pesante, che vede gli immigrati più vulnerabili che mai e tende a esasperare le contrapposizioni, invece di favorire l’integrazione.
Il provvedimento in questione, inoltre, si rivela miope in quanto a tutela della salute pubblica, dal momento che scoraggia di fatto gli immigrati che necessitano di cure e non hanno i documenti in regola, allontanandoli da ospedali e ambulatori. Il rischio che si diffondano malattie e che, contemporaneamente, si alimenti un mercato della salute parallelo è tutt’altro che teorico.
Per queste ragioni, condanniamo con forza l’operato del governo su questo punto e auspichiamo che la norma in questione sia ritirata al più presto. Chiediamo soprattutto che cambi l’approccio culturale a una questione come l’immigrazione. Noi, che in Africa, Asia e America Latina siamo stati immigrati, abbiamo ricevuto calore e accoglienza e abbiamo sperimentato la possibilità concreta di reciproco rispetto e condivisione di valori, tradizioni e ricchezze spirituali al di là di differenze etniche, culturali e religiose. Un popolo e uno Stato che si riconoscono nei valori della Costituzione non possono rinunciare ad avvicinare l’immigrato – regolare e clandestino – innanzitutto come una persona, con diritti e doveri. In caso contrario, stiamo scivolando a grandi passi verso la barbarie.
Federazione Stampa Missionaria Italiana
Commissione Giustizia e Pace della Conferenza degli Istituti Missionari Italiani
Milano, 6.2.2009
Caro Renato, le notizie di questi giorni mi rattristano come italiano, come cristiano, come sacerdote, come essere umano. Occorre che la Chiesa faccia sentire l
don Tommaso
Io rabbrividisco, e nel mio piccolo cerco di dare voce a tutti quelli che, in un moto di umanità , alzano la testa per dire NO a questa legge che limita i diritti fondamentali a chi ha un documento di identità e toglie la dignità di persone a chi non ce l’ha. Per fortuna ci sono tante realtà , anche in una città sempre più razzista come Pavia, che stanno chiedendo agli ospedali di sottrarsi alla logica della denuncia: farle conoscere attraverso le pagine di cronaca locale è un modo per non lasciarle sole. Fare parlare i medici di “malati” e “persone” senza riferimenti alla nazionalità o al colore della pelle è un altro modo. Purtroppo, per una persona che firma una petizione contro il decreto e si rifiuta di applicarlo ce ne sono tante che ritengono sia giusto, chiuse nella paura delle proprie barricate. A volte vorrei scappare, disgustata dal razzismo che monta sempre più in questo paese, ma forse è giusto rimanere…