Leggo in internet le sconsolanti notizie dall’Italia. Ancor piu’ sconsolanti perche’ sono pochi quelli che come don Vinicio Albanesi scrivono “io sto con i cani e gli infedeliâ€, o chi come don Gino Rigoldi dice semplicemente “il razzismo e’ peccatoâ€. Ma dove sono i vescovi? Non ho trovato una dichiarazione, omelia, pronunciamento. Spero solo che sia perche’ non vengono riportate dai siti che riesco a vedere qui a Nairobi.
In Kenya si e’ riunito la settimana scorsa per la prima volta il megagoverno di coalizione. Quarantadue ministri, incluso quello â€Per la visione del 2030â€. Diverse persone indicate dalla voce popolare come i principali responsabili dell’ incitamento alla violenza post elettorale sono in questo gabinetto con posizioni importanti. Il primo grande dibattito e’ stato se si debba o no concedere l’amnistia a chi e’ in prigione accasato di aver perpetrato atti di violenza, che complessivamente secondo le stime ufficiali e conservatrici hanno causato almeno 1,500 morti e 500,000 sfollati, senza contare i danni alle cose. Significherebbe il perpetuarsi del clima di immunita’ che negli anni recenti ha permesso agli uomini politici di commettere azioni criminali senza mai pagarne le conseguenze. Assolutamente immorale. Eppure sembrano tutti d’accordo, mascherandosi con una finta volonta’ di perdono.
In Sudan i “ribelli†del JEM (Justice and Equality Movementâ€, si autodefiniscono) hanno attaccato Khartoum. I fatti sono cosi confusi che ci si chiede addirittura se l’attacco a Khartoum non sia stato in qualche modo una manovra governativa. Certamente non sono un messa in scena gli scontri intorno ai pozzi petroliferi di Abyei. Le due parti che si sono combattute dal 1983 al 2005, SPLA e l’ala fondamentalista islamica del governo di Khartoum, sono tornate a scontrarsi. La firma della pace in Sudan sembra ormai gia’ un episodio del passato. Stiamo andando irreversibilmente verso un Sud Sudan indipendente e in permanete situazione di tensione e conflitto armato col Nord. E nel Nord la violenza degli scontri in Darfur non accenna a diminuire.
In Uganda la pace fra LRA e governo si allontana sempre piu’, anche se negoziatori eccessivamente ottimisti e alla ricerca finalmente di un successo l’ hanno annunciata come imminente piu’ di una volta. Il mediatore principale e’ il dottor Riek Machar, vicepresidente del Sud Sudan, uno che di pace se ne intende, perche’ di negoziati di pace avviati, firmati e sconfessati piu’ di uno. Altri morti, altri bambini rapiti e brutalizzati, altre vita innocenti violate. Ma a chi interessa? Ormai e’ una storia vecchia che va avanti da oltre vent’anni. I ribelli dovrebbero inventarsi qualcosa di nuovo, di piu’ atroce del solito, se non vogliono cadere nell’oblio, loro e le loro vittime.
In Zimbabwe continua la violenza nata durante il recente scontro elettorale e in preparazione alla nuova tornata. Ormai la lotta si e’ cosi incancrenita che non si riesce piu’ a risalire alle cause. E’ stata l’ innegabile stupidita’ di un regime tanto corrotto quanto dispotico? O sono stati i coloni inglesi e la politica intransigente sostenuta dalla parte piu’ razzista dei mass media britannici?
In Sudafrica, il paese arcobaleno, gli immigrati sono cacciati e uccisi. Ancora una volta i poveri scatenano sui piu’ poveri le frustrazioni e le rabbie che nascono dalle promesse mancate e speranze fallite, dalla poverta’ crescente, dai prezzi del cibo che continuano a crescere a dismisura. Visto che e’ impossibile perdersela coi potenti, e che i potenti controllando l’informazione riescano a far credere che la responsabilita’ sia degli immigrati, il capro espiatorio diventano i piu’ deboli. Cosi, come in Italia si sono inventati i Rom, in Sudafrica gli zimbabwani, in Sudan i darfuriani, in Kenya le streghe.
Alla fine degli anni sessanta, una volta la settimana lasciavo per qualche ora lo studio della teologia a Venegono e andavo ad insegnare disegno tecnico in una scuola delle Acli di Varese. Ricordo l’ assistente delle Acli che usava dire, “Oggi abbiamo di testimoni, non di profeti o di eroi. Tanto meno di quelli che sanno di esserlo. Ancor meno di quelli che credono di esserloâ€.
Oggi in Africa, in Italia, dappertutto, abbiamo bisogno di gente vera, buona e semplice che faccia quotidianamente cose vere, intelligenti, semplici e buone. Con costanza. Ammiro sempre piu’ i miei confratelli anziani, quelli che hanno dieci o vent’anni piu’ di me a che continuano a fare semplicemente per amore della gente quello che hanno sempre fatto: stare in mezzo a loro, condividendo il cuore e la fede. Ammiro le nonne africane che si prendono cura dei nipotini perche’ i figli sono morti nell’epidemia di AIDS. Le vedo all’ imbrunire andare con passo determinato a comperare una manciata di fagioli per preparare la cena ai nipoti, con i pochi scellini guadagnati durante il giorno lavando i panni degli altri o vendendo pannocchie di mais abbrustolite. Vedo che quel passo fermo cerca di nascondere la fatica e l’ eta’, ma non si danno per vinte. Sanno di essere loro a fare andare avanti il mondo.
Ieri mattina sono andato a vedere la decina di bambini di strada che si trova nella casetta di prima accoglienza, Ndugu Mdogo, a Kibera. Li trovo che stanno guardando le notizie sulla piccola televisione che ci hanno regalato. Si vedono le vittime emaciate del ciclone di Burma. C’e’ un bambino dal volto smunto, di fianco alla mamma seduta e piangente. Kyalo, che avra’ otto anni e che solo da qualche settimana mangia regolarmente tutti i giorni, mi tira la manica della maglietta per richiamare la mia attenzione. Non dice niente, mi indica lo schermo.
Cosa possiamo fare? Possiamo forse alzare le mani, sventolare bandiera bianca e lasciare che l’ ingiustizia e il male vincano senza neanche piu’ tentare di dar battaglia? Dopo la colazione dico a Kyalo e agli altri che intanto si impegnino a riprendere la scuola, imparino a rispettare gli altri, cerchino di seguire l’insegnamento di Gesu’, e poi loro saranno capaci creare una societa’ piu’ giusta. Vorrei anche dire che dovranno affrontare difficota’ e dolori grandi, ma che comunque non si devono scoraggiare, perche’ vivere cercando di rendere il nostro mondo piu’ umano, buono e giusto e’ comunque il modo piu’ bello per spendere la propria vita. Ma mi fermo, non vorrei caricare sulle loro spalle un peso troppo grande. Hanno bisogno ancora di crescere per capire certe cose e portare certi pesi.
Carissimo KIZITO
ho letto solo oggi il tuo blog e sappiamo bemissimo che non è prigriza se non scrivi ma che il tuo super lavoro non ti da respiro perchè sei (ANZI siamo )sempre di piu’ prresi A SEMINARE E TESTIMONIARE SEMI DI KOINONIA E AMANI …
Ieri con un gruppetto di ragazzini romani ‘freschi di CRESIMA ‘ che ci hanno dato una mano ad ordinare il vs ‘artigianato ‘ tra cui dei i braccialetti .Alla fine del lavoro ho parlato della catena di braccialetti che unisce NAIROBI E ROMA tramite le ns, mani e il ns, piccolo agire e con l’attenzione all’altro che sia lontano o vicino anche di banco …. cosi è nata KOINONIA(SE NON SBAGLIO) e solo cosi possiamo costruire qualcosa di nuova senza scoraggiarsi di tutte le NEGATIVITA’ che ci circondano anche dalla T,V e situazione politiche nuove…. Un saluto e continuiamo a Vivere e Seminare semi di
KOINIAMANI Un saluto x te e x tutti i bimbi e comunità KOINONIA ..
Michi-ROMA
ODIO FRATERNO.
O Tembisa!
Qui dov’è di casa la sofferenza,
l’inferno della vita partorisse ansia.
Tempistico e forte fu lo scatto d’ira,
quando la miseria diventò rabbia.
Animi putrefatti dal rancore
i mostri nutriti di risentimento e dolore
guidano l’assalto, armati di odio nel cuore
contro altri fratelli di colore.
Impietosa la povertà che uccide
sull’altare di un mondo d’avidità ,
i tanti corpi dissanguati senza pietà ,
nel rituale sacrificio d’umanità .
di Aly Baba FAYE
Carissimo Padre Kizito,
purtroppo non ci sono le parole dei vescovi, non ci sono parole nemmeno per chi assiste impotente a questo uragano di violenze. L’unica oasi sono le preghiere: un po’ poco dirai come impegno. Ma in questo momento, almeno in Italia, vedo una tale esclation al potere, un vorticoso susseguirsi di ondate cieche di odio, ben manovrate credo, che ho paura di pensare al domani. Come sempre Tu sai darci un quadro sereno sebbene nella sua cruda realtà . E l’immagine delle donne anziane che nascondono sotto il mantello dell’amore la loro stanchezza è così dolce ed educativa che non può e non deve restare senza risposte.
Un abbraccio a Te e ai bimbi
laura
grazie per aver detto si a Cristo. grazie, veramente.