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January 7th, 2008:

Si torna a ragionare

Lunedi 7. La mattinata e’ stata molto tesa, ma poi e’ arrivato l’ annuncio che l’ opposizione ha rinunciato alla manifestazione prevista per domani – anzi avevano programmato una serie di manifestazioni in centro Nairobi ma anche diverse localita’ periferiche – e si e’ sentita la citta’ tirare un collettivo respiro di sollievo.

Raila Odinga , il capo dell’ opposizione, ha motivato questa saggia decisione il fatto che il Presidente – chiamiamolo cosi’ anche se e’ proprio la sua elezione che e’ contestata – ha detto di essere disposto a negoziare. Ed entrambe le parti hanno abbandonato le irresponsabili reciproche accuse di genocidio e pulizia etnica, il tipo di discorsi che servono solo ad infiammare ulteriormente gli animi.

Se la garanzia che il dialogo sta per incominciare e’ senz’ altro la casa principale di questo “cesste il fuoco”, ci sono anche altre ragioni. Raila ha percepito che la gente e’ stanca e che la manifestazione rischiava di essere un colossale fallimento. La gente e’ stanca, vuole tornare alla vita normale.

Sta emergendo inoltre che i pricipali protagonisti degli episodi di violenza che nella parte occidentale del Paese hanno generato circa seicento morti e oltre 200,000 sfollati sono stati i sostenitori dell’ opposizione. E questa violenza politica, mascherata da scontro etnico, non e’ condivisa dalla stragrande maggioranza dei Keniani, che vogliono continuare ad avere la possibilita’ di vivere in pace fra tutte le etnie. Se continuasse a creare occasioni per scontri violenti l’ Orange Movement – l’ opposizione – si dannaggerebbe gravemente, facendosi identificare con il partito della violenza.

Bisogna aggiungere che i Keniani sono molto sensibili allo sviluppo economico, e molti avevano cominciato a partecipare, o anche solo sognato di poter partecipare, alla crescita economica di cui il Paese ha goduto negli ultimi quattro anni, crescita che con il continuare della violenza sfumerebbe completamente. Anzi, e’ gia’ gravemente danneggiata. Oggi ho sentito tanta gente, anche a Kibera, commentare con statistiche sulla punta delle dita i problemi economici in cui il Kenya si e’ messo e che peggiorerebbero con la continuazione degli episodi di violenza.

Benvenuta quindi a questa decisione di Raila. I negoziati saranno lunghi e difficili, ma se si ferma la violenza fisica e brutale delle uccisioni, dei saccheggi, e si cerca una soluzione politica negoziata, si puo’ sperare di vincere anche le violenze istituzionali.

Aiuti per gli Sfollati

Domenica 6. Quasi mille persone che abitavano a Kibera sono sfollati nel Jamuhuri Show Ground, a meno di un chilometro da casa. Questa e’ la sede dell’annuale fiera agricola, e ci si arriva passando attrverso un campo di polo. Dalla parte opposta della strada ci sono dieci ettari di foresta, di proprieta’ degli Scouts, mantenuta com’ era centa’nni fa.Si e’ immersi nel verdi, uno dei posti piu’ belli di Nairobi per farsi una passeggiata. Poi improvvisamente, dopo una curva, si arriva a Kibera, le narici vengono assalite dalla puzza di una discarica abusiva, che tracima sulla strada. E’ il biglietto da visita di cosa ci si deve aspettare a Kibera.

Al Jamuhuri Show Ground gli sfollati sono sistemati provvisoriamente nelle strutture che servono per la fiera. La sistemazione e’ tutto sommato dignitosa, ma manca il cibo, i serivizi sanitari sono insufficienti e il disagio, la paura, l’ incertezza per il futuro sono dipointi sui volti di tutti. Parlo con alcuni di loro, chiedo di che cosa hanno bisogno, e mi accorgo che si sono persone di quasi tutte le etnie del Kenya. Tanti kikuyu, ma anche luo, luyha, kamba, maasai. Una donna mi spiega “quelli che bruciavano le case e le bancarelle all’ inziao hanno attacto solo i kikuyu, ma poi ci hanno preso gusto, e hanno saccheggiato semplicemente dove c’era piu’ da rubare”. Adesso qi c’e’ la protezione della polizia e sono tutti in fila, in attesa di ricevere avare razioni di farina e di fagioli che cuoceranno su fuochi imporvvisati..

Gli aiuti umanitari hanno incomincito ad arrivare. Le radio stamattina hanno annunciato che da Mombasa e’ partito un convoglio di camion che trasporta 650 tonnellate di granaglie e di olio commestibile. Alcuni si fermeranno a Nairobi, la maggioranza procederanno per Eldoret, che la scorsa settimana e’ stata l’ epicentro dlele violenze piu’ gravi, e dove di parla di oltre 150,000 sfollati. Gli aiuti umanitari, l’ ho visto dappetutto ma su ampia scala particolarmente in Sudan, portano con se quasi inevitabilmente un pesante fardello di dipendenza e corruzione, ma per questa povera gente vogliono dire una sopravvivenza meno stentata.

A Kibera tutto e’ calmo. I segni della violenza sono ancora evidentissimi: qualche decina di scheleti di veicoli bruciati ingombrano la strade, si vedono dappertutto negozietti e baracche bruciate. Nessuno ha cominciato a pulire e ricostruire. Si temono nuove vuolenza. La zona intorno alla casa in mattoni dove facciamo prima accoglienza per bambini di strada e dove avremmo dovuto cominciare a far funzionare un il centro di fisioterapia e’ invece illesa. Jack mi spiega che se la maggioranza di Kibera e’ per Raila Odinga, qui siamo proprio nella zona dei fedelissimi.

Anche fuori dall’ ufficio del District Officer si sta distribunedo farina e fagioli, e c’e’ una fila di qualche decina di persone. “Vedi quel ragazzo in fila? – mi chiede Jack lui e’ uno di quelli che ha bruciato le case degli altri, e casa sua non e’ stata toccata. E quell’ altro? E’ un ricco, non ha avuto danni, ma anche lui va a chiedere” …. e cosi via. La saga degli aiuti e’ incominciata. Speriamo che qualcosa arrivi anche alle vere vittime.

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